sabato 14 dicembre 2013

And as a fallen angel, his smile was drenched in tears and frost


Chapter I
«Remember child»



Era una notte fredda a San Pietroburgo. Una di quelle notti che sembrano eterne, senza una fine ben precisa. Una di quelle notti dove ogni cosa può accadere e tutto può cambiare.Era la notte di natale in fin dei conti. Una notte dove un bambino molti secoli prima, definito il profeta, nacque portando gioia nel mondo. Un bambino innocente racchiuso in fagotto come quella neonata di pochi mesi che venne abbandonata d'avanti le scalette dell'orfanotrofio di San Pietroburgo. Un edificio in stile antico, dalle tegole spioventi e mal ridotte, con le verande dipinte di nero e verde. Le assi dei muri esterni logorati dal ghiaccio e dal tempo. All'ombra di un giardino spoglio a causa del perenne freddo sorgeva la sua struttura. Immobile si stagliava con due  torri laterali verso il cielo grigio e tempestoso. Imponente e austero come ogni edificio della madre Russia. Tirava un forte vento che annunciava già l'arrivo di una tempesta di neve abbastanza forte da mettere in ginocchio San Pietroburgo per diversi giorni. In mezzo alle raffiche di vento un cappotto nero pesante si apriva  sferzato da esso. Si muoveva e sbatteva contro i fianchi snelli e sinuosi della Russa.Aveva celato i lunghi capelli color ghiaccio dentro un copricapo. Una sciarpa ne copriva le rosee labbra a cuore.Di lei erano visibili solo gli occhi. Smeraldini e vuoti.Dentro di loro c'era una profonda malinconia, che inglobava ogni altra cosa.Erano bellissimi, gemme verdi incastonate nel nero, d'un colore cosi vivido e freddo da spiccare nel loro taglio felino. occhi che incantavano gli uomini con la loro dolcezza e la loro sensualità. E ben nove mesi prima, durante un viaggio di piacere lei conobbe Christopher De Payns. Alto, capelli color sabbia dal ciuffo ribelle e occhi di un azzurro intelligente e sprezzante. Chris era in viaggio per lavoro, dirigeva l'industria di famiglia insieme al fratello ed il padre quando la incontrò era per una mostra di beneficenza. Lei aveva dipinto alcuni quadri offrendoli al Brooklyn Museum of Art; ed era stata obbligata a passare tutta la sera li dentro, nell'arco di  un anno si sarebbe sposata con Alexei Nikolajin Volkov. Ma quella notte era li da sola, Alex non amava la sua arte considerandola di poco valore emotivo, ed economico. Quel viaggio lei lo fece insieme a Natasha, la sua migliore amica di sempre. ma dentro il museo Natasha l'ha abbandono per dedicarsi al suo sport preferito : Gli uomini. Persa fissava un quadro di un artista poco noto che dipingeva l'amore attraverso una scena poco idilliaca in un campo di battaglia. Uomini sporchi di sangue dagli abiti bruciati e logori. Uomini che cadevano calpestati da altri e lei pallida figura al di sopra del fuoco nemico , tra il fumo della polvere da sparo e il sangue dei caduti , immobile fissava lui. E in quello sguardo c'era un amore cosi puro e profondo che l'aveva colpita. Come si poteva dipingere l'amore(?)Come si poteva catturare un sentimento cosi ampio e chiuderlo in una bozza di colori(?) Non riusciva a spiegarlo, eppure era ferma li. Immobile come quella donna dal viso coperto di lacrime, fuliggine in piedi con una fierezza e forza che sono l'amore donava. Lei aveva sempre creduto che un giorno avrebbe trovato un uomo in grado di farla tremare con un bacio solo. per lei l'amore era qualcosa di cosi profondo e potente da farti uscire di testa, sorridere come un imbecille, era una ragione di vita. Era una sognatrice la Russa. Una di quelle che poi si son perse per strada. Lui la osservò per tutta  la sera. la guardò ridere,scherzare e si accorse di amare profondamente quella fossetta adorabile che le compariva sull'angolo destro della bocca ogni qual volta sorrideva sincera. Si accorse che i suoi occhi emanavano una dolcezza che erano come una calamita per lui. Si accorse di amarla prima ancora di sapere chi fosse. E cosi con un bicchiere di champagne, si fece coraggio e si avvicinò a lei offrendoglielo .Come un calice di vino in dono. Come un invito muto a passare il resto della serata con lui. Le sorrise e le sfiorò delicatamente il braccio aumentando il battito cardiaco della Russa, che si chiese cosa sarebbe accaduto se l'avesse baciata(?)Se con la sua presenza  la metteva cosi in ansia, con il suo tocco le scuoteva l'anima e la sua sola vicinanza la faceva diventare imbranata e la metteva in confusione. Fu una serata lunga e quando giunse al termine lui la riaccompagno a piedi in Albergo. Nevicava anche quella notte. Una notte fredda, riscaldata dalla vicinanza dei due che insieme ardevano come un sole di mezzanotte. Ma lei non era cenerentola e lui non era il principe azzurro.I suoi genitori avevano già concordato il matrimonio con i Volkov, non c'era scalpo e lei doveva metterselo in testa.Era colpa di New York, con le sue magiche lucine di natale. Con il suo smog urbano e i grandi edifici con quella vita cosi caotica che le entrava dentro mozzandole il fiato.Facendola vivere sospesa ad ogni ora come fosse su una grande montagna russa , perennemente estasiata ed eccitata da quella vita cosi diversa da quella  rigida e cruenta che aveva in Russia. Cosi semplice e piena di calore e vita. Lei voleva rimanere li,ma farlo sarebbe stato un affronto troppo grande e la Mafia russa di cui faceva parte suo padre da anni e anni l'avrebbe trovata e uccisa. 

Chapter II
«A gift for Christmas. Hope.»


La strada per il ritorno fu lunga, ma le parve troppo breve. Lui deviò il percorso portandola dentro Central Park a prendere una cioccolata calda.La neve sferzava sui loro visi e arrossava la sua candida pelle. Chiazzandola di quel rosso cosi candido che impediva a Chris di distogliere lo sguardo.Lui all'amore non ci aveva mai creduto.Era uno di quelli che aveva una donna diversa a sera, seppur aveva un suo codice d'onore..Ma in verità non gli era mai importato di ferirle.Erano tutte superficiali, vuote, prive di colore o di intelletto. Prive di attrattiva, solo corpi buoni per una cosa. E di certo non il metter su famiglia. Lui derivava dall'alta società Massonica e templare Francese. Un massone lui stesso, con orgoglio, e per il volere del padre.Ma più la guardava e più sentiva una voce nella testa dirgli. *Lei è diversa Chris. Lei è quella giusta. Combatti* .
Chris: «Ti piace qui?Insomma è tutta la sera che parliamo.Ci conosciamo...ma non mi hai ancora detto il tuo nome.»
Lei  lo guardò con quel sorriso misto a un ironia sprezzante che gli rallentava il battito e accendeva voglie segrete che mai avrebbe provato con altre. 
«Mi chiamo Elena.» Parlava un inglese stentato e il suo accento russo lo faceva sorridere di più.Addolciva ogni sua parola e lo attirava verso quella morsa glaciale che l'avrebbe condotto alla morte. «Piacere Elena, io sono Chris.E' un bellissimo nome. » Sussurrava verso la sua direzione.Ogni singola parola di lei aveva la sua piena attenzione.E cosi presero la cioccolata calda e discussero di diverse cose fino a quel portone. Lui si chinò su di lei, voleva solo baciargli una guancia,ma Elena si girò troppo in fretta sorridendogli e impattando contro le sue labbra. 


«...»  A volte non servono le parole per capire o dire ciò che vogliamo realmente. A volte basta che due labbra si sfiorino e il mondo intero vortica in quel punto. nel centro esatto del tuo IO li dove l'universo converge e ti strappa via dal corpo gettandoti dentro di lei o di lui. Ecco cosa accadde quella notte.Lui sfiorò le sue labbra, la sua mano scivolò sul suo collo e la baciò.Un bacio intenso,profondo,vero. Un bacio che la fece ardere dal basso all'alto e dall'alto al basso come se una scossa elettrica potente l'avesse pervasa. Tremarono sotto la pressione incandescente di quel fuoco che lui con un bacio aveva accesso. E anche lei comprese di essere perduta .Condannata ad aver trovato l'altra parte di se stessa ed ad averla persa prima di poterla amare. Alex era l'unico destini,ormai deciso da anni,che poteva seguire.Per il bene di entrambi penso di non cercarlo più.Ma d'avanti al suo sguardo pieno d'amore le sue buone intenzioni morirono.Lui la guardava come l'uomo guardava la donna del dipinto ed era certa di raffigurare in carne ora, sia nello sguardo che nel cuore, quella donna dipinta tra sangue e corpi bruciati. Non l'avrebbe perso senza combattere,lei era una combattiva nata.No,sarebbe andata ovunque lui avesse voluto.Convinta ora e percossa dalla forza di quell'amore nato nel nulla già aveva scelto di lasciare Alex,fuggire e cambiare vita con lui. Ma più lui la baciava e più la sua mente si acquietava e spinti dal fuoco di una notte di passione si spinsero nella camera. Una notte che le è rimasta nell'anima. La strinse a se, entrò in lei, trovo in lei quella catena che non era mai esistita prima. La sua pelle sapeva di vaniglia, fredda contro la propria si riscaldò  lentamente ad ogni gemito,ogni sospiro, ogni promessa sussurrata in quella notte.


E passarono i giorni, e l'inverno. Lei rimase a New York con la scusa di un lavoro.Entrambi imbrogliarono il mondo intero. Iniziò una lunga convivenza fatta di notti bollenti, di risate  squillanti, di carezze e sguardi. Di un amore che ora mai li aveva rapiti completamente. Ma il destino fu nefasto. Era  a fine gennaio che lei  andò all'ospedale. Stava male e vomitava da giorni. Durante la visita era affetta da un ansia profonda fino a che il medico stesso non gli disse che era incinta. In quel momento si illuminò,credeva di poter essere felice.Si sarebbero sposati, andando lontano da tutto e tutti. Su un isola o in un altro stato e nessuno li avrebbe più trovati. Chris era d'accordo aveva abbastanza soldi per poterlo fare,anche se negli ultimi giorni,dopo l'annuncio,sembrava sempre più agitato. irrequieto e ansioso. E ogni volta che gli chiedeva cosa non andasse , lui la baciava sorridendo e tra le sue braccia ripeteva che era tutto nella norma. E cosi arrivò l'ultimo mese di gravidanza, la bambina stava bene. E loro non avevano ancora deciso il suo nome. 
«Dai Chris non fare lo scemo  non la chiamo Rosalinda nemmeno se mi paghi  in oro massiccio.» Chris se la rideva notevolmente divertito.Scuoteva la testa dalla cucina prendendola in giro.«E come vorresti chiamarla amore?Nemmeno Anya mi piace sinceramente. E poi se me la immagino io la vedo bella come te. Una piccola bambola rompi scatole dagli occhi freddi,le labbra a cuore...» E si avvicinò a lei sedendosi sul divano baciando ogni parte espressa a voce con dolcezza e un sorriso. «il collo pallido, gli occhi da gatta, il naso all'insù impertinente.» Elena rideva scuotendo la testa e attirandolo a se.Lo guardò con dolcezza, con amore. Quell'amore che ti toglie il fiato solamente avvicinandoti ad esso. Scosse la testa seria fissandolo negli occhi. «No.Ti sbagli.Avrà i tuoi occhi azzurri.Il tuo sorriso irriverente e dolce.Avrà il tuo cuore amore mio.Cosi forte,indipendente e battagliare. Cosi testardo e allo stesso tempo  buono e amorevole con chi è  nel giusto.Avrà ideali forti, e una caparbietà mai vista prima.» Rideva leggermente, gli occhi che brillavano di una luce pura. « Avrà una forza sua, un suo ideale,un suo amore e sarà una bambina amata. Noi la proteggeremo da ogni cosa. Insieme. Avrà giochi, libri, e tu la porterai a scuola insegnandole la vita. Io le racconterò le favole. Cambierò i pannolini,farò nottata. Giocherò con lei, sognerò con lei. E saremo una famiglia. » E lui la fissava come se fosse un angelo.Il suo angelo,sorridendo beato dall'intensità delle sue parole. «Sposami Elena.»  Pianse lacrime di gioia annuendo e baciando quell'uomo  che il giorno prima delle nozze le disse addio. Era ancora in chiesa, ad attenderlo. Lei ed il prete perché era una cosa che volevano, per ora, mantenere la cosa segreta.Sarebbero fuggiti il giorno prima.  Arrivò l'ora della piccola funzione e lui non arrivava, ciò la indusse ad uscire,cercare di chiamarlo.Ogni gesto affaticato da quel pancione. L'ansia,la paura,lo stress,il dolore che lui l'avesse usata tutto fu la causa del parto prematuro di qualche settimana. 


L'ambulanza arrivò nel giro di pochi minuti e fu condotta all'ospedale. E li mentre entrava in sala parto vide la madre di Chris.Una donna bella per i suoi settant'anni. Sempre truccata e perfetta ora giaceva seduta in lacrime sulla sedia della sala d'attesa. Gli servì solo questo per capire. Chris era morto ,in modo inspiegabile ritrovato nel fiume. E il mondo le crollò addosso. Tornò in Russia e fu quello il giorno in cui lei si mosse sotto la tempesta.E abbandonò li,quel piccolo angelo frutto di un amore segreto. 
la depositò sui gradini fissandola. Sulla copertina c'era ricamato il nome che lui aveva scelto. "REA" in corsivo semplice. la guardo e non provò nulla. Lui era morto.Le aveva mentito il per sempre non esisteva e il suo cuore infranto si era congelato.L'abbandonò senza provare nulla diede le spalle al fagottino che emetteva suono dolci cercando la sua attenzione. Ma nulla ammorbidì il cuore di Elena che se ne andò senza più voltarsi in dietro.




 «Lui aveva su di lei un potere che mai e poi mai avrebbe compreso.»


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